L'Artigiano e il Digitale



Ogni volta che incontro un/a artigiano/a mi sento dire

Lo so che serve, ma non ho tempo, poi non ci capisco nulla!


Ossia comprendono l'importanza di internet, del presentare il proprio lavoro ad un pubblico maggiore ma non conoscendo il mezzo, strumento computer, temono di far casini o peggio temono che la cosa porti via loro del tempo prezioso.

Il tempo di un pranzo con gli amici, di un bicchiere di vino in allegria a fine giornata.

Il tempo del pensiero.

Nella mia vita ho sfiorato, per spirito di conoscenza, il mondo dell'artigianato, con i suoi tempi, le sue spese e soprattutto le incazzature, affrontando prima un corso come restauratore di arte contemporanea poi con le diverse giornate di collaborazione con una restauratrice del legno.

L'artigiano/a è un essere umano che si incazza!

Manipola materia che conosce per assidua frequentazione, per studio, e conoscendone i limiti cerca sempre di danzarci per realizzare un'idea, un qualcosa di bello che lo/a faccia rimanere soddisfatto.

L'artigiano è il peggior giudice di se stesso, difficilmente è entusiasta di mostrare il proprio lavoro al mondo, quello connesso alla rete, perché sa che potrebbe fare meglio... la prossima volta.

A priori tutto quello che a che fare con questi aggeggi, i social, il sito, la comunicazione in rete, sono visti da una parte come perdita di tempo, non essendo tangibili, e dall'altra come qualcosa da temere, come un volantino da mostrare in una fiera con sopra stampato il proprio indirizzo sbagliato.

Questa realtà di persone che proteggono la memoria di una cultura con le proprie mani non può essere presa e infilata nei meccanismi della rete, come regno d'oro del marketing, come se le loro vite fossere dei prodotti da e-commerce.

Ci vuole tatto, molto. Ci vuole rispetto. Ancora di più.

Oggi ho avuto modo di confrontarmi con due orafe a cui ho accennato la visione del loro futuro da parte di certe strutture che propongono la stampa 3D come risposta ad una certa crisi.
La loro reazione è stata quella di due persone creative che non temono di sperimentare con i propri materiali:
Si, vedi quelle cose stampate, il braccialetto, per carità bello, ma cosa c'è di più?
La plastica è un materiale eterno.
L'industria ci offre oggetti usa e getta in plastica da decenni, ne siamo circondati e spesso completamente avvolti.

In un oggetto bello, desiderabile, ripetibile all'infinito dove vedo l'essere umano?

Nell'intelligenza di chi ha realizzato la macchina che può offrire risultati meravigliosi, abbattendo costi impressionanti, specialmente nel campo della medicina:

Artifical Limbs
Ho amato immediatamente questo progetto! Senza alcun dubbio.
Era il 2013!

La stampa 3D accelera quelli che sono i percorsi di prototipizzazione, permettendo di toccare con mano un'idea che può migliorare la vita di persone in difficoltà, come questo cellulare per persone non vedenti:



I social sono pieni di condivisioni di doni fatti a bambini di arti ricostruiti in 3D.

Il resto è puro marketing.

In un prodotto artigianale, non ripetibile, che dipende dallo stato d'animo di una persona trovo un mondo di emozioni, di domande e soluzioni.

In un oggetto di un artigiano trovo il Tempo racchiuso in un istante.

Per questo penso che ci vuole cura nel introdurre questo splendido patrimonio che, per quanto riguarda l'Italia, è una della chiavi di lettura di un peso culturale globale incredibile.

Quando osservo i prodotti dei nuovi artigiani digitali, operatori fantasiosi, incitati come se fossero il futuro, mi chiedo sempre cosa incida sul costo del prodotto finale, alcuni dei quali poetici, per non dire assurdi:
- l'umano agire?
- l'umano pensare?
- il marketing delle belle parole e belle immagini?
- il costo della materia prima?


Mi immagino un futuro non lontano, prendere le bottiglie di plastica e ricavarne un filo, attraverso una macchina come questa:




collegata ad una stampante 3D al fine di riottenere un gioiello da indossare, un gancio per chiudere meglio una finestra, o un semplice bicchiere in più... ma non per questo mi sentirei un artigiano, un guardiano della memoria.

Sarei un semplice essere umano nella sua quotidianità banale che continua a circondarsi di plastica.

Non potrei mai fare questo... vi è una vita dentro!



Nel percorso di semplificazione di cui ho scritto rientra anche il piacere di contemplare. Purtroppo.

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