La competizione mondiale di cui nessuno mi aveva detto niente... essere Social oggi

Il tempo per diventare il più coso dei cosi sul web... sta per scadere! 
Quando mia madre mi comprò il computer e decise di accollarsi salatissime bollette per il mio bene non avrei mai pensato che mi stava posizionando in una enorme pista olimpica per l'atletica, il regno della competizione, il demone che cerco sempre di sfuggire.

In quei anni mi divertiva confrontarmi con diversi utenti su mirc, non sapevo chi fossero ma era interessante perché in una specificata area pubblica si poteva liberamente interagire fino a raggiungere il nirvana dello scazzeggio.

Si passava per essere più o meno simpatici, più o meno interessanti... tutto in serenità. 

L'ansia di protagonismo era individuale e ridimensionabile con due battute anche se qualcuno minacciava di entrare nel tuo pc per farlo saltare. 

Era divertente. 

I magnifici anni '90.

Le tette erano così (o)(o) - e l'ego dovevi farlo presente con un accurato linguaggio. 

Potevi spararle grosse ma dovevi saper scrivere. 

Con l'evoluzione del web tutto si è semplificato, tutti vi possono accedere, tutti possono esprimersi, tutti posso mentire e appesantire la rete con la propria insicurezza che solo l'ignoranza rende densa e asfissiante. 

Antropoligicamente divertente: una massa di individui che possono essere emotivamente scossi con pochi input visivi; poche parole, non legge; Guarda ma non Osserva. In breve, poco impegnativa.

Come gestire in modo ordinato questa massa? 
Nel modo migliore possibile, il più semplice, il più redditizio: uno contro l'altro!

E' diventato tutto una competizione.  
Io odio competere! 

Adoro imparare quindi questo web che trasforma l'utente medio in un criceto che smania dentro una ruota virtuale accumulando consensi per il piacere dei raccatta-dati lo trovo triste.

Non è web ma una rete a strascico, quella dannosa per un'ecosistema. 

Il miglio coso, la miglior cosa... essere tra i primi 10, 100, 1000... essere l'unico o l'unica in quella tal cosa, che senso ha se si è in un flusso continuo di dati, se si è un semplice istante di un periodo non quantificabile? 

2.405518316,00 sono le persone che accedono alla rete, un terzo della popolazione mondiale.

Abbiamo a disposizione uno strumento meraviglioso per diventare un'unica umanità in modo tangibile, ma siamo distratti, in un modo così semplice da portare il mio livello di tolleranza ai minimi storici.

Uno contro l'altro, evitando accuratamente che si crei un pensiero unico di etica e rispetto. 
Sempre posizionarsi in vantaggio: sia un gruppo, sia un personaggio simpatico, sia un'associazione. 

Scegliere sempre di posizionarsi alla sua ombra e attaccare il diverso senza attivare l'empatia, il senso di autocritica. Ci si pone davanti un "perché" retorico, di cui abbiamo già la risposta, quella che può piacere a più utenti.

Ci dimentichiamo sempre che la competizione, unica e vera, l'abbiamo vinta, eravamo circa 20 milioni, se non 200, e abbiamo vinto noi: ognuno di noi singolarmente ha vinto.

Tutto questa smania competitiva sui social è una distrazione, ridimensiona la nostra capacità di valutazione del prossimo. 

Limita la nostra percezione di questo strumento. 

Non è il web a renderci stupidi, siamo noi che ci posizioniamo in quella ruota, accogliente, prepara con cura: ogni like un brivido di piacere, una forma di appagamento sessuale, una delle chiavi della manipolazione che passa attraverso l'ego. 

Forse quando capiremmo che non siamo numeri, non siamo punti in un diagramma, non siamo componenti di un target, potremmo preoccuparci di come sarà il web 3.0

 

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