Se non sai come dirlo... schizza!

Sono una di quelle persone che hanno superato l'infanzia allegramente in compagnia di amici quali: Fëdor, Hugo, Marcel... questo ha significato un rapporto doloroso con l'italiano. Loro erano in grado di scrivere, scrivere e descrivere ambienti, situazioni e personaggi fino a farmeli vedere.

Le loro parole erano pennellate date con maestria.

Da persona poco socievole, quale ancora sono, l'incontro con questi fu del tutto casuale ma meraviglioso: nella biblioteca dedicata ai bambini avevo letto tutto; quando la donnina che gestiva il reparto mi disse che non sapeva cosa darmi mi girai intorno e li vidi.
Mi fecero ciao.
Li ignorai.
Poi però quelle copertine vecchie, sbiadite, graffiate mi hanno attratto.
Fu amore!

Passavo intere giornate d'estate sul mio terrazzino con una pila di libri a destra che lentamente traslavano a sinistra, quelli letti.
Riuscivo ad immergermi nelle avventure nonostante le urla della vicina che mi invitava ad andare a giocare con gli altri bambini ossia ad annoiarmi.

Lei non lo sapeva che stavo vivendo delle avventure fantastiche e non solo, stavo imparando a riconoscere le tipologie di persone: i meschini, le puttane, i cattivi, gli innocenti, gli stupidi, le vittime di se stessi, quelli delle situazioni, gli avari, coloro destinati a rimanere soli.
Mi venivano presentati e li seguivo come fossi una mosca accompagnata da questi grandi amici narratori.

Poi arrivò la scuola con i suoi temi. Il dramma. Scrivevo troppo! Strano ma vero.

Come disse il professore d'italiano da cui andai poi a ripetizioni: avevo in mano una Ferrari senza sapere come si guidasse.
Ricorderò con grande affetto l'esercizio con cui mi occupò per diverso tempo: riassumere il Don Chisciotte della Mancia prima in due fogli, poi in uno, poi con 300 parole, poi con 200, poi con 100, fino a giungere ad una semplice frase. 

Una fatica che mi ha molto aiutato e che vi consiglio di affrontare.

Smisi con i temi di 8 colonne e passai a qualcosa di più sopportabile e leggibile per le povere insegnati - guardavo le 3 colonne con la soddisfazione di aver detto tutto e l'amarezza di non esser potuta scendere nei dettagli; mi convinsi che non se li meritavano.

Giunta nell'età adulta mi sono ritrovata a non dover più scrivere, ma a dover parlare. 
Quella meravigliosa energia narrativa che avevo ridimensionato per non turbare un equilibrio scolastico è uscita fuori in modo incontrollato. 

Mi davo fastidio. 

Mentre parlavo mi dicevo "questo anche no; dai questo potevo evitarlo; con questa informazione affondo l'ascoltatore".

Immaginate la fatica nel far capire al prossimo la propria idea quando si ha troppo da dire e il freno disattivato. 

Ma la soluzione l'avevo sotto gli occhi, l'ho sempre avuta con me. 
Non le avevo dato peso perché nella mia famiglia questa mia capacità era vista come un grazioso talento, niente più! 

Sicuramente non poteva essere la base per una seria professione in base ai parametri di mia madre.

La soluzione è stata ed è per me schizzare: schematizzare e illustrare l'idea che mi pulsa in testa. 

Niente di più semplice ed anche comodo, perché annulla qualsiasi dislivello linguistico. 
Chiunque sia il mio cliente la possibilità di fargli comprendere il progetto dedicato a lui, con un disegno veloce permette un dialogo costruttivo e  mi porta ad evitare tonnellate di parole inutili.

Non perdo la sua attenzione.

Non lo metto in difficoltà con termini che non conosce.

Ho modo di pagare la mia commercialista.

Alcuni mesi fa in libreria, il mio compagno mi porse un libro dicendomi "dai sembra scritto da te"
egocentrica come sono non ho resistito, lo presi.

Già in autobus lo sfogliai ed era vero... quello che d'istinto avevo usato per comunicare meglio era stato codificato dal fantastico Dan Roam:  Sul retro del Tovagliolo è un libro che deve sostituire, assolutamente,  il vuoto lasciato dalle pagine gialle. 

Un libro tutto da spulciare in serenità - Sul retro del Tovagliolo di Dan Roam

scrivania di una tipica - bassa - web designer ;)


Pigliandola larga e dicendolo male: mamma vedi che scarabocchiando lavoro! 

In modo un pochino più serio mi piace il fatto che l'illustrazione, il disegno, lo schizzo rientrino dalla porta principale della comunicazione. 

Il marketing ha sempre avuto nell'illustrazione un affidabile strumento per emozionare. 

Un disegno può dire più di una splendida foto perché la sua costruzione, la sua struttura narrativa è completamente sotto il controllo di una grande creatività individuale che deve SOLO essere in grado di comunicare. 

Nonostante il super-potere della post-produzione fotografica miscelata alla maestria grafica il tratto a mano ( anche simulato ) scalda i cuori ma bisogna imparare a gestire questo calore, richiede studio e nonostante sia una partiva iva felice ho deciso di immergermi in un'accademia per un felice triennio di illustrazione. 

Per migliorare.

Per essere felice.

E soprattutto per giustificare la presenza di tesori del genere sulla mia scrivania! 
non mi riferisco alla nutella che mi fa cagare. 
ahahahahahhah - didascalia tipicamente seo

Qui ho raccolto, e raccoglierò, tutto quello che mi piace di questa semplice operazione:
illustrazione + marketing = emozione ---> io pinteresto and you? 

Anche questa volta l'ho fatta lunga... e solo per vantarmi del mio bicchierozzo.

Per la cronaca: il pinguino si stacca! 




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